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Ogni settimana proponiamo una selezione di notizie sull’IA generativa fra quelle che più ci hanno colpito e stimolato.

Ecco le ultime:

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha espresso serie preoccupazioni riguardo alle perturbazioni nel mercato del lavoro e all’aumento delle disuguaglianze sociali mentre le società adottano l’AI generativa. In un recente rapporto, il FMI ha sollecitato i governi a proteggere le proprie economie, proponendo misure come il miglioramento delle indennità di disoccupazione. Diversamente dalle tecnologie dirompenti del passato, l’AI potrebbe causare perdite di posti di lavoro anche in professioni altamente qualificate.
Questa tecnologia, capace di creare testi e immagini autonomamente, ha acquisito notorietà con il lancio di ChatGPT di OpenAI nel 2022. La regolamentazione dell’AI è diventata una priorità, con l’UE che ha approvato una legge innovativa per mitigare i rischi associati. Il rapporto del FMI sottolinea l’importanza di politiche educative e di formazione per preparare i lavoratori a un mercato del lavoro in evoluzione, promuovendo l’apprendimento permanente e la riqualificazione. Il FMI ha sconsigliato tasse speciali sull’AI, suggerendo invece di aumentare le imposte sui guadagni di capitale e sui profitti aziendali per contrastare le disuguaglianze di ricchezza.
Questa analisi prevede che l’AI influenzerà quasi il 40% dei posti di lavoro a livello globale, richiedendo un approccio “agile” da parte dei governi per affrontare scenari altamente dirompenti.
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La storia della cinematografia ha attraversato cinque grandi rivoluzioni tecnologiche, dalla nascita del film muto alla diffusione dei dispositivi mobili. L’AI rappresenta la sesta e forse più importante rivoluzione in questo campo. Iniziando con la possibilità di trasformare semplici immagini e testo in video fluidi grazie a modelli come Luma AI Dream Machine, questa tecnologia sta democratizzando la creazione cinematografica come mai prima. Con l’AI, persone comuni possono realizzare film dal loro immaginario senza bisogno di attori, troupe o effetti visivi complessi. Questo segna un cambiamento radicale rispetto alle precedenti rivoluzioni, che si concentravano sull’ambiente esterno e sugli attori reali. L’AI consente di esprimere direttamente le proprie idee e visioni interne, rendendo possibile la realizzazione di film che riflettono fedelmente la fantasia individuale.
Tuttavia, l’AI nella cinematografia è ancora agli inizi, con limiti tecnici che includono la generazione di clip di pochi secondi e la mancanza di suono integrato. Nonostante questi ostacoli, l’AI sta già influenzando le produzioni cinematografiche attuali, come dimostrato dall’uso di tecniche AI in film pluripremiati. La questione dell’uso dei dati di addestramento per questi modelli AI, spesso presi senza il consenso dei creatori originali, solleva dibattiti etici e legali. Tuttavia, l’adozione dell’AI nella cinematografia sembra inevitabile, come affermato dal regista George Lucas, rappresentando una nuova era per la creatività e l’espressione umana.
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Un video virale ha messo alla prova cinque modelli di intelligenza artificiale (AI) per individuare un essere umano tra loro. I modelli, che impersonavano figure storiche come Aristotele, Mozart, Leonardo da Vinci, Cleopatra e Gengis Khan, hanno dovuto scoprire l’impostore umano. Il test, ideato da Tore Knabe, sviluppatore di giochi in realtà virtuale, ha visto l’AI prevalere nettamente.
Questo esperimento, noto come “reverse Turing test”, ha dimostrato come le AI possono rilevare differenze sottili nelle risposte umane. Il Turing test originale, proposto da Alan Turing nel 1950, valuta la capacità di una macchina di mostrare comportamenti intelligenti indistinguibili da quelli umani. In questo caso inverso, le AI hanno identificato l’impostore umano grazie a risposte più verbose e meno sofisticate rispetto alle AI. Tuttavia, gli esperti mettono in dubbio la validità del test, suggerendo che potrebbe essere stato parzialmente sceneggiato per ottenere un risultato divertente. Anders Sandberg, ricercatore dell’Università di Oxford, ha osservato che il reverse Turing test non è un metodo chiaro per valutare l’intelligenza, a causa delle numerose variabili e interpretazioni necessarie. Huma Shah, professore assistente all’Università di Coventry, ha sottolineato che la definizione di intelligenza varia a seconda del contesto e che il Turing test è solo uno dei tanti modi per esplorare questa complessa questione.
La valutazione dell’intelligenza, sia umana che artificiale, rimane una sfida aperta con molteplici prospettive da considerare.
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